io non ero qui
2016
"I can't believe that!" said Alice.
"Can't you?" the Queen said in a pitying tone. "Try again: draw a long breath, and shut your eyes."
Alice laughed. "There's no use trying," she said: "one can't believe impossible things."
"I daresay you haven't had much practice," said the Queen. "When I was your age, I always did it for half-an-hour a day. Why, sometimes I've believed as many as six impossible things before breakfast.”
Through the Looking-Glass
L.Carroll
Questo lavoro è un’opera di “rielaborazione fotografica”, esattamente come è una rielaborazione della mente quella che mi interessava rappresentare: il modo in cui noi creiamo dei "ricordi fittizi", non solo collegati al passato ma anche come immaginari in presenza.
“Confabulation” è il termine inglese con il quale si individua questo processo, la creazione di false memorie, per lo più inconscia, proprio come “affabulazione” è dare forma di favola, sviluppare in un intreccio o in un’azione scenica.
In questi ultimi anni il tema principale della mia ricerca è stato il rapporto tra memoria collettiva, privata e la loro rappresentazione visiva, principalmente tramite la fotografia. Quando si parla di Memoria, di storia, l’interesse è al dato, all’accaduto condiviso, al reale.
Ma quello che mi ha sempre affascinato veramente è il momento in cui l’Evento entra nella quotidianità e nella vita piccola di ognuno, come ogni schema interpretativo diventi immediatamente inadeguato, come si sopravviva ad un esterno che non si può evitare e che non si riesce a fare proprio.
Sono stata sempre una grande narratrice di autobiografie e ho dato il mio meglio nei momenti in cui quello che c’era attorno diventava talmente indecifrabile da generare immaginari salvifici più credibili del dato di realtà, “Io non ero qui” è semplicemente un’utopia visiva di sopravvivenza.